sabato 13 aprile 2013

Una vita in differita


L'ho battezzato con quel nome di battaglia ormai da diversi anni.
Sempre attaccato alla ruota in pianura. Pareva una sanguisuga.
Millantava croniche condizioni fisiche precarie, per poi partire come un demonio ogni volta che il piattume si trasformava in salita.
Fu così che nel lontano mese di maggio 2009 nacque il mito di Max Formichina (clicca per rileggere la genesi).  
Chi lo vedesse ora non potrebbe mai capire. Il regolatore di minima tarato sui 32 all'ora, spesso davanti al gruppo per rilanciare la velocità.
Spavaldo. Sicuro. Potente.
Avesse anche la testa, a Marciaga ci sarebbe arrivato a braccia alzate.
"Com'é andata Max?", ovvio che io la cronaca dell'erta riesca solo sentirla raccontare. La mia é una vita in differita, mai che possa gustarmi una salita in diretta.
"El buèl del Luca el m'a dato la merda. E desso go anca la gamba brusada".
Comprendo il significato di appartenere alla categoria "Race" guardando il gps alla prima e unica fermata ai box.
Ci sono voluti 67 km per bere un cazzo di caffè slacquariso, per giunta servito da un barista cinese.
Quando lo Squadrone svolta a sinistra per il trittico della Valpolicella (Pendola, Masua e chelaltrachenosochecassolasia), mi sfilo con la maestria di un ladro per avviarmi solingo verso casa.
Alla diga del Chievo tiro le leve dei freni. Non bisogna mai credere di averle viste tutte nella vita...
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