sabato 22 giugno 2013

A palla

Parto a palla.
Novantatre km di Skoda ed altrettanti me ne aspettano al ritorno.
Non potevo non partire a palla.
A Viadana ci sono arrivato in compagnia di me stesso. Mi sento emarginato dalla società civile. Aggiungi cinque impreviste telefonate di lavoro, inverti i fattori e calcola il prodotto del dividendo.
Come cazzo facevo a non partire a palla?
Quattro e quarantaquattro al primo k. Per l'emarginato di prima, rifiiutato oltre che dalla Società anche dalla Dea della Corsa, é un lap stratosferico. Per rendere l'idea quest'anno ho corso la miseria di 50 km/mese.
La femmina ha le spalle più larghe delle mie, un'età stimata quasi come la mia, ed una velocità di punta non distante dalla mia.
Decido di non mollare quella che mentalmente ho battezzato "La Vecia".
Nella corsa, nel lavoro, nella vita, sono bisognoso di punti di riferimento.  
Rifiato perché a palla non posso continuare.
Mi distraggo compiacendomi delle intuizioni pomeridiane. Eravamo tutti attorno ad un tavolo. Tutti, a parte Marco.
Quello ci segue in videoconferenza qualche centinaio di km più ad est.
Mi sa che ho cappellato alla grande. Non dovevo partire a palla.
E' come se Marco fosse dentro al notebook. Tre secondi dopo che il capo esce per una telefonata, mi avvento sul microfono.
- Marco ci sei? Stiamo forse disquisendo con delle ceneri digitali conservate nell'urna tecnologica?
Potrei continuare lo show, ma le telefonate del capo non durano mai abbastanza.
Alla fine del primo giro la gola si é desertificata. La Vecia cede di schianto.
Ben le sta, cosa credeva di arrivarmi davanti???
Non lo so come ho fatto ma in qualche maniera sono arrivato fino alla fine di quegli interminabili e bollentissimi otto k e mezzo.
Passo medio 5'11". Rispetto!

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