giovedì 11 luglio 2013

Solitudine ciclistica

L'attacco della salita Avesa - Cola - Montecchio

Tempo di saldi e Marco elabora concetti.
Max é paziente e lascia a Marco tutto il tempo per motivare la scelta.
- blablabla, per questo preferisco le Salomon.
La risposta di Max Formichina non si fa attendere:
- ieri un mio amico a Erbezzo si é preso una di quelle lavate. Oh, temporale da fogo.
Lo spazio angusto della Panda enfatizza le sfumature. Ora tocca a me:
- Cazzo, ennesimo stop running. Sempre per colpa dei gemelli.
Silenzio.
Con eleganza faccio notare come ad ognuno di noi non gliene freghi un cazzo di quello che stanno dicendo gli altri.
Ridiamo. In fondo siamo persone educate, almeno facciamo finta di ascoltare.
All'attacco della salita la mano fantasiosa di qualche tifoso suggerisce che migliorare é ancora possibile.
Mi godo il panorama, respiro.
Quasi commisero quel cialtrone che mi sorpassa a velocità doppia.
Negrar, Arbizzano e Lungadige. Relax.
Pedalare per star bene.
E' questo il ciclismo che voglio.
Il missile caricato sulla Bertolo carbonizzata mi supera a velocità disperata.
Forse é irraggiungibile.
Magari anche no.
Mi servono 500 metri per agganciarlo. Questo tira come un mulo da soma.
Mi incollo al suo culo ai 45 orari.
Voliamo su un cuscinetto d'aria passando la rotondina appena oltre il ponte del Saval.
Crepare ma non mollare.
E' questo il ciclismo che voglio.

3 commenti:

  1. Stesso percorso fatto lunedì con la Capitenne mancava solo il triatleta,
    probabile sarà stato in ammollo o a sgaloppare.

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  2. Nafta, uccidi il vitello grasso.
    Nostro fratello Mangiafuoco é tornato.

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