venerdì 5 luglio 2013

Tributo a Gianni Barbasa

Macché carbonio. Macché compact. Macché abbigliamento tecnico.
Se non hai gambe e testa, lassù non ci arrivi.
Non puoi barare.
Nemmeno con te stesso.



Transgenica ardua salita,
pregna di bellezza e fatica,
amata, voluta, nemica,
vent'anni brama assopita.

Oh! Meraviglia alpinistica,
Campionissimo cima ambita,
t'ho presa ed or concupita,
odiata, tribulata amica.

Su ventisette chilometri
da pedalar con forza o stile,
allucinazioni di spettri.

Alfin non ti sento più ostile,
niun intenzion ch'or io arretri,
verace ciclismo virile.
[G. Barbasa]

4 commenti:

  1. Quel che si dice "un duro",
    Bellissima la poesia,come sempre

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  2. Non potevi fargli complimento più appropriato.
    "Grande Cazzo", così lo soprannominarono i suoi amici tedeschi conosciuti nella spiaggia di nudisti, saprà apprezzare il riferimento fallico.

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  3. È probabile il mio ritorno sulla scena pugilistica veronese e sto cercando di ruffianarmi un personal trainer,docce separate però,la prudenza non é mai troppa visto il carico di testo...

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  4. Tranquilli sono di vecchio stampo, me piase anzi amo solo "quelarobalà"
    Grazie per i complimenti, sappiate che tutto con gli anni si restringe.

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