giovedì 1 gennaio 2015

Invictus

Scritta su un letto di ospedale da un ragazzo che non poteva correre, pedalare o nuotare, per colpa di quella maledetta tubercolosi ossea che lo aveva colpito da bambino. Ma il male non fu sufficiente per piegare Henley che non si arrese mai alla malattia.
E Nelson Mandela fece sua la poesia per cercare di sopravvivere nei 27 infiniti anni di reclusione.

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l'indomabile anima mia.

Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
[Henley]

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