Débâcle

Stamattina sugli schermi della Valpantena è andato in onda il film "Il Campione e la merdaccia".
Max Formichina è veloce, potente, armonioso, muscoloso, un Adone in sella alla sua MTB.
L'altro sono io.
La ruota posteriore non ha aderenza, il cambio del LIDL sotto sforzo non fornisce sufficienti garanzie. Il primino non entra e ben presto le mani si ungono di nero per ripristinare la catena.
Con la bici da corsa (BDC) basta mettersi in scia per prolungare l'agonia. Ma con la MTB, ai 10 all'ora sulle salite sterrate non puoi barare. Castello di Montorio e San Fidenzio, la prima asperità passa quasi inosservata. Giù a Novaglie, asfalto fino a Santa Maria in Stelle ed attacco della salita sterrata che i bikers, forse in onore dei numerosi tornanti, chiamano "Piccolo Stelvio".
"Non forzare, poi saliremo al Monte Cucco e lì la pendenza è quasi proibitiva". Max è il mio GPS preferito.
Mi sento il Lance Armstrong dei tempi migliori e volutamente ricerco l'accento francese. Lo sanno tutti che il Tour è la mia corsa preferita:
"Le petit Stelviò? Le Mont Cuccò? Comme papillons nous serons légers".
Ben presto il sorriso sparirà dalle mie labbra.
L'acido lattico tracima nel cervello e la testa ordina alle gambe di interrompere il movimento circolare. Alzo le mani al cielo in segno di resa.
Rivedo l'immagine di mia nonna mentre a testa china camminando spingeva la sua bicicletta con le borse della spesa ai lati del manubrio.
Dall'angolo del ring Slug pietosamente lancia la spugna.
Sul terrazzo di casa innalzo Bandiera Bianca mentre deglutendo guardo la bottiglia di Bianco Soave che ammiccante mi sorride dal frigorifero.
Sono un galantuomo e non permetterò che trascorra solinga un'altra notte al gelo.