sabato 6 marzo 2010

Regole variabili

Di qualsiasi sport si tratti le gare risultano avvincenti solo quando i valori in campo sono equilibrati. Non avrebbe senso che l'Inter sfidasse el Borgo Venessia, oppure che la Nuova Zelanda di rugby sfidasse il Cus Porto San Pancrassio, o ancora che SlugRunner chiamasse a duello il malandato Brady.

E se anche ciò accadesse i campioni dimostrerebbero rispetto dell'avversario, evitando di umiliarlo e soprattutto rispettando le regole. Perché se una squadra arrivasse in ritardo allo stadio nessuno si sognerebbe di telefonare alla Federazione per posticipare la partita:
la gara è persa a tavolino.

E se qualche fenomeno....che sò....uno di quelli che non hanno mai lavorato per esempio, presentasse i documenti per la competizione elettorale fuori tempo massimo, non dovrebbe aver diritto di partecipare alla sfida perché le regole devono valere per tutti.
E se il rincoglionito appartenesse alla squadra più forte, certamente il campionato risulterebbe falsato e magari potrebbe vincere un mediocre.

Ma chi pretende il rispetto delle regole deve dare il buon esempio. Perché chi non rispetta la legge penalizza tutti gli altri, umiliandoli e calpestandone i diritti e le aspettative.
E chi cambia le regole del gioco durante la partita è come il baro che estrae l'asso nascosto nella manica e chiude la partita.

Vabbè dai, l'importante è che il giullare di Rete4 non venga oscurato.
Lì almeno due risate sono assicurate.
...

2 commenti:

  1. le regole devono valere x tutti,ma purtroppo questa REGOLA non vale!!! voio anca mi la to pompetta elettrica aspettando la foto

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  2. PER AMORE DI VERITA':

    Ho scoperto che nel testo della circolare ministeriale del 1968, che preesisteva a tutti i panini e a tutti gli scioperi della fame, ed è quindi difficilmente tacciabile di partigianeria, al par. 17 ("Compiti delle cancellerie degli Uffici centrali circoscrizionali e dell’Ufficio centrale regionale al momento della presentazione delle liste") si afferma letteralmente: "Il cancelliere non può rifiutarsi di ricevere le liste dei candidati, i relativi allegati e il contrassegno o contrassegni di lista neppure se li ritenga irregolari o se siano presentati tardivamente".

    D'altro canto, il decreto maroniano - decreto interpretativo, non ingiuntivo -, contro il quale frotte color lilla si preparano a levare alti lai cogliendo l'ottima occasione per godersi il sole in piazza il prossimo 13 marzo, recita "Il primo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale". E' pure vero che non ci sarebbe stato bisogno di precisarlo, se i suddetti delegati, una volta fatto ingresso nei famosi locali, si fossero precipitati a consegnare il faldone nelle loro mani invece di gingillarsi con tramezzini e coca cola (o, com'è più probabile, con bianchetto e scolorina). Ma essendo certi che i gingillamenti non potevano produrre altro se non l'annotazione del cancelliere, che avrebbe in ogni caso diligentemente ricevuto le liste, come la circolare ministeriale prevedeva, perché avrebbero dovuto affrettarsi?

    In altre parole: hanno forse ragione i radicali, a dire che il sistema era sin dal principio insostenibile, e a digiunare per sottolineare la necessità di intervenire sulle sue bizantine volute. Ma bizantinismo per bizantinismo, perché impuntarsi a comando, perché non irrigidirsi anche proprio per il rispetto della circolare che il cancelliere di Roma - non l'ormai celebre Milioni, ma il cancelliere - ha disatteso? E d'altra parte: perché, nel PdL, lasciar trascorrere una settimana di gioco al massacro con relativo harakiri elettorale, prima di precisare che la situazione in realtà era perfettamente limpida, che il delegato era stato bloccato non dall'inosservanza della legge, ma proprio dalla sua perfetta osservanza? E infine: perché, il prossimo 13 marzo, manifestando per la democrazia e la legalità, non aggiungere tra i bersagli della manifestazione proprio il cancelliere (tacendo dei suoi sodali e supporter) che si è rifiutato di ottemperare a un obbligo previsto dalla circolare ministeriale, l'unica che avrebbe dovuto dettar legge?

    Senza mutare il giudizio sul comportamento poco avveduto di certa manovalanza del PdL, ho cominciato a pensare che forse qualcosa di non proprio limpido nel comportamento di certi giudici e di certi concorrenti ci sia stato; che forse non è un caso che tutta questa bagarre sia scoppiata dopo l'ondata di melma più comunemente nota come "scandalo degli appalti" (con propaggini pruriginose la cui pertinenza al filone delle indagini va tuttora dimostrata); che insomma a prendersela con certi giudici e certi comunisti si può anche fare peccato, ma assai di raro ci si sbaglia.

    Quindi la realtà è un pò diversa da come ce l'hanno data da bere in tv...
    Ciao Brady...
    Roberto - VR -

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