Scendo dal trespolo ed infilo l'uscita. Ora la gabbietta è alle mie spalle.
Corro, resisto, barcollo ma non mollo. E io che non credevo nell'allenamento coatto, prigioniero delle pareti vetrate che abbondano nella mia palestra. Praticamente uomini in vetrina che scorribandano in un ambiente asettico, lontano dai capricci del tempo e liberi dalle escursioni termiche.
Fiero libèrto dopo anni di schiavismo passati correndo nello stesso anello in terra battuta nel cuore del quartiere storico di Verona.
Non ci cono microbi, non esistono stafilococchi. Praticamente sterili.
Le ingiurie climatiche minano l'atleta da laboratorio.
La bora gelida affrontata domenica scorsa ha vinto senza fatica.
Non potrei respirare nemmeno con una caraffa di vicks, il naso è sigillato con due cazzuolate di malta.
La gola arde, gli occhi luccicano, la battaglia è persa.
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