mercoledì 5 ottobre 2011

Fammi strada....

"A metà salita, attraverso gli alberi, ho guardato verso la cima e ho visto il cielo, una luce che  mi richiamava dal buio. Intorno a me avevo altri runners che parevano correre apparentemente senza sforzo. Alla mia sinistra, una ragazzina di circa nove anni che mi stava passando mi ha sorriso quasi per scusarsi.
Alla mia destra mi sono ritrovato un ragazzo che spingeva addirittura un passeggino da running con su due gemelli. Ho avuto l'impressione che uno dei due bimbetti, quello che guardava verso di me, ridacchiasse. C'erano ancora quattrocento metri da percorrere e io ero perfettamente in linea con i miei usuali livelli prestativi all'arrivo di una 10 K, cioè tra la 304ma e la 426ma posizione. Arrivati in cima alla collina siamo stati indirizzati a sinistra. Appena intravista la discesa finale, ho scelto la mia vittima. Cinquanta metri più avanti, infatti, c'era un ometto con una t-shirt azzurra, con appoggi incerti ed uno stile di corsa piuttosto scomposto. Sono sicuro che in quel momento non immaginasse minimamente che il suo sogno di terminare trecentosessantasettesimo stesse per infrangersi miseramente.
Ho cominciato a spingere sull'acceleratore - piede sinistro, piede destro, sinistro, destro - e a canticchiare tra me e me il tema di Rocky. I runners intorno non potevano certo immaginare il dramma che stava per scatenarsi. Mentre la distanza con la preda si accorciava, mi sentivo una volta di più di dover affrontare una delle tipiche questioni etiche della corsa: quando un gruppo discretamente nutrito di runners di livello amatoriale é in prossimità del traguardo, chi ti é permesso di superare nella lotta per il penultimo posto? Sprintare sulla dirittura d'arrivo per battere al fotofinish la tua nipotina di dieci anni é lecito o é poco sportivo?
Nella mia carriera di corridore sono stato raggiunto negli ultimi metri da ogni sorta di runners: uomini molto anziani, donne in gravidanza, ragazze rotondette, oltre che da un'innumerevole quantità di cinquantenni come me. E ogni volta che vengo battuto per pochi centimetri, qualcosa dentro di me muore. Non riesco a spiegarlo. Non mi sono mai sminuito dal fatto che ci siano persone che terminano la gara 29 minuti prima di me e che al mio arrivo siano già a casa a godersi il pranzo, ma se una scolaretta mi supera d'un soffio mi girano le balle........"

Tratto da Runner's World di dicembre 2010 -  Autore Hugh O'Neill - pagina 58.
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