La sacca vuota

Al mattino riempio la sacca di idee, pensieri, progetti. Poi ufficio, colleghi, problemi, quello che non pensavo.....riprendo la sacca. Che malinconia quando, alla sera, quasi sempre la ritrovo vuota.
A quel punto rimane da augurarsi solamente che in casa non ci siano dolcetti e prelibatezze, velenosi rimedi per quell'energia che in poche ore degrada in illusione.
Ma non ieri sera, per Dio!
C'era la forza della dinamite a spingere poderose bracciate nella varechina di Villafranca. Sentivo le narici bruciare, colpa del tappanaso mal fissato alla proboscide. E più aumentava la sensazione di capire cosa provi un tiratore incallito di coca, più spingevo i remi.
Dentro di me la rabbia di chi vorrebbe avere la sacca sempre piena.
Chiudo le 80 vasche in quarantotto minuti e rotti, cinque in meno del mio best.
Carico come un mulo da soma, fantastico sulla sequenza di lettere da utilizzare per imbrattare il web.
Non importa siano portatrici sane di logica, e non conta nemmeno che vengano disposte in modo da fomulare un concetto di senso compiuto.
Poi l'ipoclorito di sodio comincia a sodomizzarmi il naso. Non respiro più.
Di fronte a una guerra chimica nulla possono gli antistaminici.
Di notte scorro le centinaia di insulsi canali digitali.
Ufficio, problemi, colleghi, quello che non pensavo [ritornello].....e la sacca é di nuovo vuota.

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