I notiziari informano che stavolta l'epicentro è nei pressi di Parma.
Ai piani alti degli edifici i soprammobili squarciano il silenzio infrangendosi a terra.
Alcuni presidi decidono di far evacuare le scuole.
Ce n'é abbastanza per scatenare il panico. La gente si riversa nelle strade. Nell'incontrollabile passaggio da una bocca all'altra, le notizie lievitano gonfiandosi a dismisura. Suona il tam tam dei social network, sms e telefonate mandano in tilt la rete telefonica.
A Palazzo Barbieri ulula la sirena ed i dipendenti comunali si catapultano in Piazza Brà.
Gira la notizia, totalmente priva di fondamento, che un crollo in una scuola di Verona avrebbe causato due vittime. Ci sarebbe perfino un allarme per una scossa devastante che dovrebbere colpire la città verso mezzogiorno.
E' un processo già visto, simile a quello che alimenta le leggende metropolitane. Nessuno ha udito direttamente l'ordine di abbandonare le case, ma quasi tutti sono pronti a giurare di averlo sentito con le proprie orecchie.
Come la storia del cagnolino sudamericano che, portato in Italia dalla turista intenerita, si scopre essere un pericoloso topo di fogna. Oppure quella della zingara che al centro commerciale vicino a casa sottrae un bimbo alla propria madre, lo rade a zero e cerca di rapirlo nascondendolo sotto l'ampia gonna.
E quante volte di fronte a notizie che puzzano di bufale lontano un kilometro, sentiamo rispondere che sono vere perché "l'ho letto su internet".
Vebbè, stabilito che l'uso passivo dei mezzi di informazione appiattisce il senso critico, ritorno all'impegno aerobico macinando kilometri sintetici sulla noia del tapis roulant.
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Ti ricordi che ti ne avevo parlato che c'è un libro scritto da un docente Università di Napoli, con l'aiuto dei suoi studenti, avevano fatto uno studio sulle leggende metropolitane.
RispondiEliminaUna la misero in giro loro, per vedere l'effetto, quella che a Napoli giravano in auto con le magkiette con il disegno della cintura.