Il dogma della gravità

L'ora X è passata da dieci minuti e lui ancora non si vede. Lo squadrone si avvia verso Porta Vescovo.
- Ma il WP s'alo indormesà?
- E' in ferie, assente giustificato.
Meglio così, penso soddisfatto, chissà che perda un pò di gamba. La chimera svanisce poco dopo, quando vengo a sapere che negli ultimi sette giorni il WP ha tallonato l'ombra della Cannodale di Stefano per cinquecento chilometri. Fanculo, e mi si gonfiano le balote...
Il gruppo compatto attacca la Pissarota come fossimo in discesa. Sorpassiamo almeno venti ciclisti e quelli del Race Team salgono chiacchierando senza palesare alcun pantesamento.
Peccato manchi ancora Gabriele, l'ultima volta che é stato visto stava intrattenendosi nel bosco con Gnomo Bauco.
Al minuto quattordici transitiamo al Confine. Il gruppo tende a sgranarsi e Marco Schio si alza sui pedali per raggiungere agevolmente l'avanposto.
Doppio rigonfiamento di balote.
Mollo al sesto chilometro. Non avessi ancora il mutuo da pagare, forse avrei provato a resistere.
Misuro la differenza di velocità con gli altri corridori in 5/6 kg al chilometro. La gravità non é un dogma religioso.
Proseguo solitario sulla Squarantella, San Francisco e stoppo a Boscochiesanuova per la pausa fagottino con le mele da Valbusa. Spettacolo.
Scendo dal palaghiaccio e giro a destra su quella stradina che porta a Lughezzano. Mai più!
Un tripudio di buche che metterebbe in difficoltà anche l'indistruttibile MTB Formichino.
Prima di catapultarmi a Bellori fermo l'immagine sulla casa di Biancaneve, non mi avventuro oltre la soglia perché l'impressione é che i sette nani si siano mangiati la Bella.
A Stallavena giro l'occhio e mi ritrovo in testa ad un gruppetto di 5-6 ciclisti che sanno di succhiare la ruota giusta. Spingo la locomotiva ai quaranta all'ora fino a Porta Vescovo. I due vagoni rimasti mi affiancano, sorridono e ringraziano per la trenata.
Ancora una svolta a destra, ciao con la manina e finalmente posso tornare a casa.
A passo d'uomo, of course.

La casetta di Biancaneve