L'epica del ciclismo

Grugn...grugn...spingo le pedivelle con tutta la forza che ho.
Avessi due denti in più potrei rifiatare, ma i pignoni sono finiti già dall'inizio della salita.
Appena alzo il culo dalla sella la ruota posteriore sbarella sul ghiaino.
E' un mese che la smena con la scalata del Cornetto, inutile tentare di fargli cambiare idea.
Se penso che dopo la Peri-Fosse non mi ha nemmeno lasciato il tempo di decomprimermi, non dico in una camera ma almeno in un cesso iperbarico....maledetto Nafta.
Dopo la picchiata finalmente mi sento rappresentato come ciclista dal nome della località Sega (di Ala). Gloria effimera perché é già tempo di ingobbirci sulla salita per Passo Fittanze.
Il cataclisma si scatena all'improvviso.
Piove. Fa un freddo cane. Mi viene da disperarmi.
Come i ciclisti di una volta raccatto un giornale per ripararmi, infilo uno spolverino di Marco Caco che praticamente è come fossi nudo.
Ci lanciamo in discesa con i denti che rullano, le mani che tremano e i maroni che si gonfiano.
A metà discesa il Nafta mi affianca allungandomi un cinque, é questo il suo modo di narrare l'epica del ciclismo.
Dalla montagna si affaccia perfino un raggio di sole, mentre la pioggia non vuole saperne di farsi da parte.
Colpa di TriatlEnrica che si pettina sempre nei momenti meno opportuni...